
TRACHINIE, regia di Walter Pagliaro
Traduzione di Salvatore Nicosia.
Musiche di Richard Wagner.
Scene Gianni Carluccio.
Costumi di Annalisa Di Piero.
Assistente alla regia: Silvia Micunco
Con Micaela Esdra, Cristina Maccà, Fabrizio Amicucci, Elisabetta Arosio, Fabio Maffei, Valeria Cimaglia.
Prod. Centro Diaghilev, Bari, e Associazione Culturale Gianni Santuccio.
Trachinie è una tragedia sconvolgente, forse la meno nota di Sofocle ma sicuramente la piú sorprendente.
La protagonista non è un’eroina come Antigone o Elettra, ma una donna apparentemente comune: potremmo definirla oggi, una madre di famiglia.
Deianira è una moglie che aspetta da quindici mesi il ritorno del marito, ma durante questa lunga assenza non ha smesso di indagare sui pericoli connessi a una cosí misteriosa lontananza: infatti anche lei, come Edipo, è turbata da enigmi e ambigui oracoli che si sforza di interpretare.
Dai primi versi del dramma apprendiamo che tutta la sua vita è stata la dolorosa sottomessa attesa di un uomo inafferrabile e incontenibile, brutale e infedele, rovinoso e salvifico al tempo stesso.
Deianira è la moglie di Eracle, ovvero la compagna di un uomo pazzesco, cosí impegnato a ripulire il mondo dai mostri da diventare egli stesso un mostro!
Quando la tragedia comincia, Eracle il semidio, sta per tornare al termine delle sue dodici fatiche ma si fa precedere da una prigioniera bellissima, lole, che sembra poter assumere nella casa il ruolo di una nuova sposa.
L‘arrivo di questa giovane figura, avvolta in un sinistro velo nuziale, lacera la compostezza razionale di Deianira che comincia a perdere il controllo di sé: travolta dal ricordo violento del suo incontro con lo sposo, quando giovane come lole, era stata vinta da Eracle in un bestiale duello, si lascia andare alle sue piú folli risorse.
Scova in uno scantinato un‘ampolla contenente il sangue di un Centauro, ucciso da Eracle con una freccia intrisa nel veleno dell‘Idra e, ritenendolo un potente filtro erotico, bagna con esso la tunica che invia a Eracle come dono per il suo ritorno.
Ma quel filtro non riaccende la passione amorosa del marito, come le era stato promesso dal Centauro Nesso, ma si rivela invece un potente veleno ustionante che brucia il corpo di Eracle, determinando la catastrofe.
Il nostro spettacolo prova a interrogarsi sulle motivazioni che spingono la donna a distruggere lo sposo.
La Deianira cui pensiamo, appartiene alla nostra contemporaneità ma non alla quotidianità: è una creatura visionaria, ossessionata da una sua personale mitologia.